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L'INCREDIBILE RIVOLTA FASCISTA E ANTISEMITA DI BUDAPEST 1956 - LA VERITA' SUI FATTI DI UNGHERIA CHE I MEDIA UFFICIALI HANNO SEMPRE NASCOSTO - MASSACRATI EBREI E COMUNISTI IN MODO ORRENDO

Budapest 1956 come Berlino 1933

Il segno politico dei moti di piazza fu subito chiaro. Apparve subito evidente che non si trattava di una �rivolta popolare spontanea�, come la present� quasi tutta la stampa occidentale.

Squadre perfettamente organizzate ed inquadrate percorrevano la capitale, segnando con croci bianche le case dei comunisti e con croci nere le case degli ebrei.

Come a Berlino nel 1933, si bruciavano i libri marxisti e si dava la caccia ai comunisti e agli ebrei. La sera del 23 ottobre il comitato centrale del Partito dei Lavoratori Ungheresi, ormai epurato degli elementi leninisti, offriva la carica di primo ministro a Imre Nagy.

Contemporaneamente, si radunavano vari gruppi armati per dare l�assalto a edifici pubblici.


�Il carattere disciplinato dei gruppi di attaccanti era manifesto; si osserv� pure che essi erano ben equipaggiati con armi da fanteria e che molti portavano dei bracciali d�identificazione tutti uguali fra loro, apparsi repentinamente per la vie della citt�, si direbbe, e ormai a centinaia�Nella giornata del 25 bande armate incendiarono il Museo nazionale: lavoratori, pompieri e semplici cittadini che tentavano di impedire la distruzione delle opere d�arte furono accolti dalle pallottole dei banditi.

Sempre il 25, nei villaggi fuori Budapest e nelle campagne, gruppi di armati da venti a cinquanta uomini, montati su veicoli�cominciarono a darsi alla caccia all�uomo. Questo era semplice terrorismo fascista e nello spazio di poche ore in circa quindici piccoli centri dei dintorni le bande procedettero sistematicamente al massacro di tutti i comunisti noti, presidenti dei Consigli locali, guardie di polizia e dirigenti di cooperative e collettivi.�
(Herbert Aptheker, La verit� sull�Ungheria, Parenti editore, Firenze, 1958,, pp.322-323-331)


Imre Nagy, in un discorso alla radio, neg� che il movimento in corso fosse da considerare una controrivoluzione, anzi lo defin� �un movimento nazionale e democratico�.

Intanto il governo Eisenhower offriva al nuovo governo ungherese 20 milioni di dollari a titolo di �aiuti�. Il 31 ottobre vennero ricostituiti vari partiti fascisti e reazionari.

Le forze che l�apprendista stregone Chruscev aveva liberato ormai erano sfuggite al suo controllo e si rivolgevano alle potenze imperialiste per chiedere il loro aiuto. Il Daily Express di Londra del 31 ottobre pubblicava una descrizione del lungo e sistematico assalto condotto il giorno prima contro la sede centrale del partito a Budapest, dovuta al suo corrispondente Sefton Delmar che si era trovato sul posto. Gli attaccanti, scrive Delmar, �hanno impiccato tutti senza eccezione gli uomini e le donne trovati nel palazzo, fra cui alcuni comunisti buoni, sostenitori della ribellione contro Mosca del primo ministro comunista Nagy�

Gli impiccati pendono dalle finestre, dagli alberi, dai lampioni, da qualunque oggetto a cui si possa impiccare un uomo�.


�Mentre ottobre passava in novembre, la furia cresceva, e sempre pi� il massacro prendeva la forma di un�azione bene organizzata. Vi sono prove conclusive del fatto che solo l�entrata delle truppe sovietiche a Budapest prevenne l�uccisione di centinaia, forse di migliaia di ebrei: fra la fine di ottobre e l�inizio di novembre, i pogrom antisemiti � segni del terrore fascista senza pi� freni � erano riapparsi in Ungheria.�
(H.Aptheker, op. cit., p.378)

LA CONTRORIVOLUZIONE HA INIZIO

il 23 ottobre alle 14.30 gli studenti universitari borghesi nagysti (assieme a imprenditori, kulak, ricchi commercianti tutti nostalgici di Imre Nagy al quale dovevano la loro esistenza e sopravvivenza di classe) organizzati dal Circolo Petofi, si riuniscono di fronte alla Casa degli Scrittori, inneggiano a Gomulka e portano anche bandiere polacche accanto a quelle magiare. Verso le 15 i dimostranti, 50 mila in tutto, si portarono al monumento al poeta Sandor Petofi per poi proseguire fino alla conclusione del corteo davanti alla statua del generale Bem, eroe polacco che aveva partecipato al Risorgimento ungherese un secolo prima.

Le masse operaie e lavoratrici, invece, affollarono (in 200mila) le principali piazze di Budapest solo di sera, e non per appoggiare la manifestazione nagysta del pomeriggio ma per ascoltare, dagli altoparlanti, il messaggio al Paese, trasmesso alla radio, di Ern� Ger� che, nonostante la sua recente abiura e conversione al revisionismo moderno, godeva ancora di molta popolarit� tra i lavoratori. Nel suo discorso, pronunciato alle ore 20, Ger� esalt� il regime economico (a capitalismo di Stato) della Jugoslavia revisionista da lui descritto come �esempio da emulare�, suscitando molta perplessit� in chi lo ascoltava (nel recente passato il Partito dei Lavoratori aveva sostenuto molte campagne informative che smascheravano, nella sua essenza, il �socialismo� titoismo). Scroscianti applausi, invece, segnarono il suo discorso quando disse: ��noi condanniamo coloro che cercano di diffondere il veleno dello sciovinismo nella nostra giovent�, e che si sono valsi delle libert� democratiche assicurate dal nostro Stato per compiere una manifestazione di carattere nazionalistico�. Un coro di �no� echeggi� da tutte le piazze quando Ger� (seppur ipocritamente e rivolto strumentalmente al solo revisionismo nagysta) formul� la domanda �� o forse vogliamo interrompere l�edificazione socialista per poi aprire di nuovo al capitalismo?�.

A questo punto, verso le ore 21, apparvero segni di un�azione preordinata e disciplinata di provocazione e di disordine fra la folla nelle piazze: ingiurie antisemite, false voci di sparatorie, scoppi di petardi. Poco dopo, alcuni drappelli si separano dalla folla e, molto sicuri e con chiara idea su quello che c�era da fare, dove si doveva andare e come si distribuivano i compiti, un primo gruppo si diresse alla stazione radio; un secondo alla sede dell� organo del Partito dei Lavoratori �Szabad Nep�; un terzo alla centrale telefonica; un quarto, un quinto e un sesto a un parco motoristico con 60 autocarri, a una centrale elettrica recentemente trasformata in una fabbrica di armi, e a un deposito di munizioni.

A proteggere la stazione radio si trovavano alcuni poliziotti e guardie armate che avevano precisi ordini di non sparare se non per difendersi. Furono attaccati: gli assalitori controrivoluzionari ne uccisero alcuni e altri ne ferirono, le guardie risposero al fuoco e dopo una schermaglia e qualche danno agli impianti, l�attacco alla stazione radio fu interrotto.

Alla sede del giornale �Szabad Nep� una donna fu uccisa e il gruppo armato controrivoluzionario riusc� ad impadronirsi dell�edificio: distrusse una libreria bruciandone i volumi contenuti fra cui libri di Marx ed Engels e le opere complete di Lenin e Stalin. La bandiera rossa che sventolava sul tetto dell�edificio veniva strappata e data alle fiamme. Gli squadristi controrivoluzionari mantennero il controllo delle rotative per circa 16 ore.

Nel frattempo un altro manipolo di autisti, chiaramente preparati e scelti in precedenza, si erano impadroniti degli autocarri del deposito per servirsene poi per caricare armi e munizioni tratte dalla fabbrica e dalla polveriera.

A queste azioni rapide e pi� o meno simultanee parteciparono forse un migliaio di persone o poco meno. Intanto, fra chi era nelle piazze di Budapest, molti erano tornati alle loro case, e anche il Governo, a quanto sembra, fu informato con lentezza e non molto istantaneamente di quelli che sembravano attacchi sporadici e non connessi fra loro, compiuti da sparuti gruppi di poche persone.

Alle 21.30 un gruppo di controrivoluzionari, attrezzati di funi e piccozze, entrano in Piazza degli Eroi per abbattere la maestosa statua di Stalin che li si trovava. La popolazione (quella presente che tornava alle case dopo aver ascoltato il discorso di Gero) si mise in mezzo occupando pacificamente la piazza per impedire l�abbattimento di quel monumento che per molti ungheresi era un simbolo che riassumeva in s� i recenti progressi socialisti del Paese come la propriet� pubblica, socializzata e collettiva della terra, delle fabbriche e dei mezzi di produzione e di scambio; la soppressione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, il diritto di ogni cittadino al lavoro, all'istruzione e all'assistenza sanitaria gratuite; la direzione dello Stato da parte della classe operaia come classe d'avanguardia nella societ�; l'eguaglianza dei diritti economici, sociali, culturali e politici di tutti i cittadini indipendentemente dalla condizione, dall'origine, dal sesso, dal lavoro svolto, ecc.; la garanzia, sulla base del principio della democrazia socialista, non solo dei diritti dei cittadini ma anche dei mezzi necessari all'esercizio di questi diritti. Questo simboleggiava Stalin per il popolo lavoratore ungherese mentre per la borghesia, per la reazione e per i �comunisti� revisionisti era il simbolo della loro rovina (e lo � tutt�oggi), un simbolo da distruggere e denigrare in tutti i modi!

Il gruppo di controrivoluzionari si ritir� cacciato da una piccola folla disarmata di uomini, anziani, donne e bambini (in tutto un migliaio). I manifestanti pensavano che i controrivoluzionari si fossero arresi. Ma subito la piazza venne circondata da sopraggiunti controrivoluzionari armati (trasportati dai camion) che attaccarono gli inermi manifestanti di Piazza degli Eroi mettendoli in fuga con l�apertura del fuoco ad altezza uomo e falciandone molti con raffiche di mitra. Nel parco adiacente la piazza vennero accatastati 31 morti (tutte vittime civili fra cui donne e bambini). Fu un eccidio! Il primo massacro della controrivoluzione ungherese. La statua di Stalin venne abbattuta alle ore 22.30.

Verso le 22.30 il Parlamento si riun� in seduta d�emergenza. I kadaristi cedono all�implicita minaccia dei nagysti di proseguire l�alleanza con i provocatori controrivoluzionari e, tramite questi, con l�imperialismo occidentale guidato dagli USA che progettava un�invasione del Paese dopo aver scatenato la provocazione armata interna. Venne offerta la carica di Primo ministro, per la seconda volta, a Imre Nagy (reintegrato di recente nel Partito) che accetta. La composizione del nuovo governo � ancora, sostanzialmente, quella del Governo Heged�s (che da luglio aveva avuto alcune sostituzioni di ministri sostituiti con personaggi delle ambo correnti revisionite). Il nuovo Governo Nagy, appena insediato, non era certo un �monocolore� nagysta.

Contemporaneamente, i gruppi di squadristi si radunavano, salvo quello asserragliato nel palazzo del giornale �Szabad Nep�, e, nelle prime ore del 24 ottobre, si accingevanoall�assalto di altri edifici pubblici. Soltanto verso le 8 del mattino, passata una notte insonne, il Consiglio dei Ministri diede il primo annuncio dell� �attacco armato contro gli edifici pubblici e contro le nostre formazioni armate compiuto da elementi reazionari fascisti�. Nel corso della mattinata, il Consiglio dei Ministri proclam� la legge marziale e finalmente fece un terzo passo annunciando che �gli organi di Governo non hanno fatto conto della possibilit� di vili e sanguinosi attacchi nella capitale�, il Consiglio dei Ministri (presieduto da Nagy!) fece appello �alle formazioni sovietiche di stanza in Ungheria� perch� venissero al suo aiuto in conformit� con le clausule del Trattato di Varsavia.

Pur rispondendo affermativamente alla richiesta d�intervento, le formazioni sovietiche non intrapresero azioni armate degne di nota fino al giorno successivo. Dal 24 ottobre fin verso mezzogiorno del 25, si videro truppe sovietiche fraternizzare con le masse ungheresi. Mezzi di trasporto militari sovietici, fra cui carri armati, trasportavano perfino dei civili ungheresi ai punti di raccolta nelle principali piazze di Budapest dove in molti affluivano spontaneamente per pacifiche dimostrazioni contro i gravi atti di squadrismo fascista accaduti.

A mezzogiorno del 24 ottobre Nagy plla radio annunciando �la realizzazione di una via ungherese al socialismo, corrispondente alle nostre caratteristiche nazionali�, condannava ufficialmente gli �atti criminali di elementi ostili alla democrazia popolare� promettendoli per� �piena amnistia per quelli che deporranno le armi entro le ore 14� (il termine fu poi spostato alle 22). Ma gli imperialisti americani, che manovravano direttamente dall�ambasciata USA in Ungheria i criminali squadristi in azione, non avevano alcuna intenzione di interrompere una grossa provocazione che le avrebbe permesso una aggressione armata, magari ancora, come 6 anni prima in Corea, �sotto l�egida dell�Onu�.

Quel tanto di combattimenti che si svolse nella giornata del 24 contro le bande squadriste fu sostenuta in massima parte da unit� dell�Esercito ungherese, e al calare della notte il corpo essenziale dell�attacco armato controrivoluzionario sembrava spezzato.

Il mattino del 25 il Comitato Centrale del partito revisionista ungherese annunci� la revoca da Segretario Generale a Ger� e che Janos Kadar lo sostituiva.

Ma nella stessa mattinata del 25 ripresero nuovi attacchi contro unit� della polizia e dell�Esercito ungheresi, la provocazione controrivoluzionaria continuava. Cominciarono spedizioni omicide organizzate contro quadri intermedie del Partito del Lavoratori (quadri di sincera fede comunista non ancora epurati dalla nuova dirigenza revisionista). Il carattere disciplinato dei gruppi squadristici era manifesto, si osserv� che essi erano ben equipaggiati con armi di fanteria (e che erano stati ben addestrati al loro utilizzo), e molti portavano bracciali d�identificazione tutti uguali fra loro.

Elargendo dollari statunitensi i controrivoluzionari arruolavano, come massa di manovra, comuni delinquenti e numerosi elementi del sottoproletariato utilizzandoli per il lavoro pi� sporco (incendi, devastazioni, assassini atroci con armi bianche e improprie). Ad essi si unirono fanatici anticomunisti borghesi o ex-borghesi ed ex-nobili latifondisti declassati nostalgici dei loro �bei tempi andati� di �quando si stava meglio quando si stava peggio� sotto la dittatura fascista dell�ammiraglio Horthy. Questi ultimi partecipavano volentieri - con figli al seguito affinch� apprendessero le tradizioni rituali fasciste - ai roghi di vessilli e materiale librario e di propaganda comunisti.

A mezzogiorno del giorno 25 Nagy parl� alla radio dichiarando ambiguamente che �il ritiro delle truppe sovietiche, il cui intervento nei combattimenti si � reso necessario per salvaguardare gli interessi vitali del nostro ordine socialista, verr� senza ritardo dopo il ristabilimento dell�ordine e della quiete�. Il discorso di Nagy mise l�accento sull�esigenza di una pretestuosa �indipendenza nazionale� (lasciava intendere che la presenza delle truppe sovietiche menomasse tale �indipendenza�). Da notare che in questo suo intervento alla radio, a differenza di quelli che far� pochi giorni dopo, Nagy parlava ancora (formalmente) del �futuro socialista� dell�Ungheria.

Proprio mentre Nagy parlava alla radio, per�, a Budapest riprendevano gli attacchi armati degli squadristi controrivoluzionari con al loro seguito la peggiore teppaglia criminale. Il Museo Nazionale venne preso d�assalto e incendiato appiccando il fuoco in una dozzina di punti diversi: lavoratori, semplici cittadini e alcuni pompieri cercarono di arrestare la distruzione delle opere d�arte inestimabile e dei documenti storici contenuti nel Museo Nazionale: furono accolti dalle pallottole sparate dai tetti delle case vicine e da altri rifugi. Alla fine, le fiamme dominarono incontrastate e il superbo edificio, ricostruito nel 1945, fu ridotto ancora una volta a uno scheletro di rovine.

Sempre il 25, nei villaggi attorno a Budapest e nelle campagne delle province a nord-ovest della capitale, gruppi di controrivoluzionari armati da venti a cinquanta uomini, montati su veicoli e senza pretese o parole d�ordine di �purificazione del socialismo� o di qualunque altro genere, cominciarono a darsi alla caccia all�uomo. Questo era semplice terrorismo fascista, e nello spazio di poche ore, prima della fine della giornata, in circa quindici piccoli centri dei dintorni di Budapest le bande assassine procedettero sistematicamente al massacro di tutti i comunisti noti, presidenti dei Consigli popolari locali, guardie di polizia e dirigenti di cooperative e collettivi. In questo momento, e ancora per diversi giorni, le truppe degli eserciti sovietico ed ungherese confinarono il loro intervento soltanto entro Budapest, ci� spiega i massacri diffusi che avvennero fuori citt�.

Nel pomeriggio del 25 migliaia di budapestini si misero in movimento verso la piazza antistante il palazzo del Parlamento. L�obbiettivo essenziale dei dimostranti era di esprimere la loro totale indignazione nei confronti degli efferati crimini messi in atto dai controrivoluzionari ed appoggiare l�intervento delle truppe degli eserciti ungherese e sovietico e gli appelli a deporre le armi e a porre fine ai massacri. Molti dei manifestanti viaggiavano verso la piazza issati su carri armati sovietici a testimoniare una diffusa fraternizzazione delle masse ungheresi con le truppe sovietiche. Nel mentre la piazza del Parlamento si stava rapidamente riempiendo si ebbero d�improvviso degli spari in direzione delle forze sovietiche (li presenti assieme ai manifestanti ungheresi) e di una parte della folla. Cecchini controrivoluzionari appostati sui tetti di alcuni palazzi che affacciavano sulla piazza innescarono cos� una ennesima vile provocazione. Le truppe sovietiche, sotto tiro, risposero al fuoco. I cecchini lanciarono granate nel caos di una piazza gremita di manifestanti che preda del panico fuggivano confusamente in tutte le direzioni. Il bilancio del massacro nella piazza del Parlamento del 25 ottobre fu tragico: una sessantina di morti e un numero imprecisato di centinaia di feriti. Alle ore 18 il Governo proclam� un coprifuoco di 12ore.

All�alba del 26 ottobre, a Budapest, si era ristabilita di nuovo una qualche misura di ordine e di calma. Alle 6, il Governo annunci� per radio che, di conseguenza, la popolazione avrebbe potuto uscire per gli acquisti e le altre necessit� dalle 10 alle 15; ai lavoratori delle industrie dei commestibili e dei trasporti veniva assicurato che potevano riprendere le loro attivit� senza pericolo.

Intanto per�, fuori dalla capitale e soprattutto nell�occidente del Paese � dove il confine con l�Austria era stato aperto fin dal mese di luglio (sul New York Times del 16 agosto 1956 apparve la notizia di un �larghissimo afflusso di turisti in Ungheria provenienti dall�Austria�), e dove ogni sorta di strani personaggi entrava nel paese, a migliaia � continuavano le azioni di guerra contro la polizia e le formazioni militari ungheresi. L�Armata Rossa aveva l�ordine di prender parte solo a misure difensive del Governo nella citt� di Budapest, e non intervenne in questi combattimenti grandi e piccoli. Alla sera del 26 ottobre, i controrivoluzionari avevano il controllo della frontiera con l�Austria e di una dozzina di capoluoghi di distretto nella parte occidentale dell�Ungheria. La controrivoluzione, non avendo alcun seguito nella stragrande maggioranza del popolo magiaro, dovette concentrare tutte le forze che in quel momento disponeva per creare un cordone ombelicale che unisse Budapest con il confine austriaco per permettere che da l� provenissero altri uomini e mezzi, in quantit� elevate, dalle basi NATO della Germania Ovest (Baviera) e dell�Italia (Veneto e Friuli) transitando per l�Austria.

Nel tardo pomeriggio del 26 le sparatorie ripresero anche a Budapest, e a partire da quel momento assassinii di comunisti diventarono frequenti anche in citt�. Molti onesti quadri comunisti non fecero ritorno alle loro case, da quella sera, per non essere assassinati dagli squadristi controrivoluzionari. La gran maggioranza della popolazione di Budapest non prese parte ai combattimenti in nessuna delle loro fasi. Molti operai (nonostante il vertice revisionista guidato da Kadar del Partito dei Lavoratori criminalmente latitante nell�organizzarli) , armati e affiancati dalla polizia, si asserragliano nelle fabbriche affrontando con eroismo i continui assalti controrivoluzionari. Era a tutti gli effetti: guerra civile!

- GOLPE ISTITUZIONALE DI NAGY

Con l�eliminazione fisica e la messa in fuga (fuori da Budapest) dei molti deputati comunisti non nagysti, l�Assemblea Nazionale d�Ungheria (il Parlamento) di fatto non esisteva pi�, o meglio: non poteva pi� dirsi rappresentativo del volere del popolo magiaro. I deputati rimasti formavano un parlamentino decisamente spostato a destra.

Il Governo Nagy, al posto di mobilitare il Paese per disarmare e debellare la controrivoluzione, proseguiva il programma di controriforme revisioniste concordato coi kadaristi. Veniva introdotto il modello economico jugoslavo nel settore industriale statale che dava autonomia di gestione alle singole aziende istituendo la figura del direttore-manager (il direttore era stato fino ad allora un semplice dipendente dello Stato e doveva rispondere, in rappresentanza di tutto l�apparato contabile-amministrativo, del suo operato verso l�alto alla Commissione per l�attuazione del Piano Quinquennale e verso il basso alla Commissione per il Controllo Operaio eletta dalla Assemblea Generale di Fabbrica) ed eliminando il potere decisionale alle Assemblee Generali di Fabbrica, ed agli organi da essa eletti e controllati, che venivano sciolte e sostituiti da piccoli parlamentini di delegati, denominati �Consigli Operai�, eletti tra gli operai e gli impiegati della fabbrica, ai quali venivano riconosciuti vari privilegi (stipendio pi� alto con quota aggiuntiva proporzionale alla produttivit� della fabbrica e la libert� di assentarsi dal lavoro praticamente a piacimento) e il cui mandato era irrevocabile per tutto il mandato quinquennale. In Jugoslavia i lavoratori pi� avanzati li chiamavano con irrisione: �Consigli dell�aristocrazia operaia�, e non avevano certo torto! La fabbrica statale diveniva come una impresa privata, in franchising con lo Stato, in cui il Direttore era il padrone che facilmente piegava la maggioranza del �Consiglio Operaio� ai suoi voleri tramite la corruzione economica.

In merito alla controrivoluzione il Governo Nagy, il giorno 26, continuava, imbelle, ad assicurare immunit� a chi avesse deposto le armi entro le ore 22! Tutto qui!

Il 27 ottobre Nagy (col pseudoparlamento di destra rimasto) attua il suo golpe istituzionale formando un nuovo governo funzionale alla restaurazione capitalista. Vice Primo Ministro divenne Joszef Bognar, del partito della media borghesia e dei kulak denominato �dei Piccoli Proprietari�, e Ferenc Erdei, del partito prettamente dei kulak �Nazionale Contadino�. Dei ministri quattro erano vecchi dirigenti del partito dei Piccoli Proprietari e avevano i dicasteri del Commercio estero, dell�Agricoltura, delle Aziende Agricole di Stato, e degli Esteri.

A quel momento, alla fine del 27 ottobre, sembrava esservi buone ragioni di considerare passato il peggio. Il Governo, al posto di ordinare il contrattacco generale contro i criminali fascisti armati, emanava l�ordine di �immediata e generale cessazione del fuoco, con istruzione alle Forze Armate di sparare soltanto se attaccate�. Quest�ordine fu accolto ed eseguito come valido dalle forze sovietiche assieme a quelle ungheresi. Alla controrivoluzione Nagy regalava criminalmente una tregua che le dava tempo a riprendersi ed accumulare pi� forze in armamenti ed effettivi in arrivo dall�Austria.

Intanto, sempre il 27, in un suo discorso radio Nagy, suscitando lo sconcerto di tutta l�Ungheria, neg� vergognosamente il carattere reazionario delle azioni criminali delle bande armate considerandole nel loro insieme come �un movimento nazionale e democratico� ammettendo solo l� �infiltrazione� di �elementi controrivoluzionari�. Nello stesso giorno Kadar scioglieva arbitrariamente il Comitato Centrale del Partito dei Lavoratori, eletto al 3� Congresso nazionale del 1954 che aveva una forte componente di onesti comunisti contrari all�abbandono della via al socialismo, trasferendo tutto il potere ad un comitato �d�emergenza� di sei membri: Kadar, Antal Apro, Karoly Kiss, Ferenc Munnich, Imre Nagy e Zoltan Szanto. Tutti revisionisti appartenenti alle frazioni radarista e nagysta.

Dopo aver taciuto fino ad allora da Belgrado il revisionista Tito dichiarava essere soddisfatto delle controriforme economiche, verso il capitalismo di Stato, intraprese dal Governo Nagy, e faceva sapere che �ogni ulteriore spargimento di sangue sarebbe solo dannoso�, quasi a voler fare intendere, con quel �ulteriore�, che una qualche utilit� dello �spargimento di sangue�, fino a prima del 26, c�era stata!

Dalle zone occupate (e insanguinate dai massacri) dalla controrivoluzione nell�Ungheria occidentale, e contemporaneamente da �Radio Europa Libera�, da altre trasmittenti in Spagna, in Italia e in Germania occidentale venivano lanciate �richieste� sempre nuove che riflettevano un ininterrotto spostamento verso destra. Il 28 ottobre cominci� ad essere avanzate le �richieste� della denuncia immediata e unilaterale del Patto di Varsavia da parte dell�Ungheria, dell�immediata neutralizzazione dell�Ungheria, il cui �status� avrebbe dovuto essere garantito da un accordo a quattro (fra USA, Gran Bretagna, Francia e URSS) in cui le potenze capitaliste avrebbero messo in minoranza l�Unione Sovietica per 3 a 1, e di mutamenti economici nel senso di una dichiarata marcia indietro rispetto alla via del socialismo.

Assecondando le richieste della controrivoluzione e dell�imperialismo occidentale il Governo Nagy decret� il ritiro dei reparti dell�esercito sovietico da Budapest che inizi� all�alba del giorno 29.

Il 30 ottobre il Governo illegittimo di Nagy (quello formatosi con un golpe istituzionale il 27 ottobre con meno di un terzo del Parlamento) forma un �Gabinetto ristretto del Governo nazionale� (che concentrava in se tutti i poteri) composto da tre �comunisti� revisionisti Imre Nagy, Janos Kadar e Gesa Losonczy; due del partito dei Piccoli Proprietari: Bela Kovacs e Zoltan Tildy; uno del partito Nazionale Contadino: Ferenc Erdei; e una socialdemocratica anticomunista (che dal 1922 al 1944 copr� a sinistra la dittatura fascista dell�ammiraglio Horthy e che dal 1948 ord� varie congiure golpiste): Anna Kethly.

Formato il �Gabinetto� Nagy si rivolse al Paese con un proclama nel quale ribadiva il ritiro immediato delle truppe sovietiche dal territorio di Budapest, invocava la cessazione del fuoco da parte degli �insorti� in tutto il paese, e concludeva con un �evviva� all�Ungheria �libera, democratica e indipendente� omettendo da allora (dai suoi discorsi) l�attributo �socialista�. Da notare che il revisionista Kadar (Segretario generale del Partito dei Lavoratori in cui la gran maggioranza della base e dei quadri locali erano sinceri e onesti comunisti) , nel suo intervento alla radio che segu� il proclama di Nagy, non ebbe niente da ridire allineandosi al Governo illegittimo, di cui faceva parte, �in nome della pace�.

Il ministro Zoltan Tildy diede quindi disposizione di liberare il cardinal Mindszenty dagli arresti domiciliari (il clerico-fascista e monarchico �Principe-Primate d�Ungheria�era stato condannato per la sua attivit� golpista di restaurazione monarchica in combutta col principe Paul Esterhazy e con la destra del partito dei Piccoli Proprietari oltre che con l�imperialismo occidentale). Mindszenty venne liberato nella notte tra il 30 e il 31 ottobre da un reparto scelto dell�Esercito ungherese, guidato da un maggiore figlio di un conte ex generale ai tempi di Horthy, che lo scort� a Budapest dove il il clerico-fascista e monarchico �Principe-Primate d�Ungheria� si un� perfettamente ai massacratori controrivoluzionari guidati da vecchi amici hortysti con cui si trova in perfetta sintonia e ai quali diede subito la sua benedizione.

Nel frattempo, sempre il 30 ottobre, l�amministrazione americana di Eisenhower offr� al al Governo illegittimo di Nagy la somma di 20 milioni di dollari a titolo di concessione di aiuti. Questo fatto non fu noto al pubblico fino al 9 gennaio 1957 quando apparve come una notizia di poche righe in una pagina interna del New York Times.

Il 31 ottobre Budapest era evacuata dalle truppe sovietiche. Nel corso della giornata fu dalla carica il presidente della Banca Nazionale, esautorato il capo di stato maggiore dell�Esercito ungherese e licenziato il ministro della Difesa del Governo costituito quattro giorni prima. Nagy si arrog� ad interim il ministero degli Esteri. Il golpe istituzionale era completato!

Si intimava, dal Comando nazionale ungherese della difesa aerea, alle truppe sovietiche di ritirarsi dal territorio ungherese: �in caso contrario le forze dell�Esercito ungherese passeranno all�azione�.

Pi� avanti nella giornata del 31 Nagy annunci�, completamente motu proprio, che il processo del 1949 contro il cardinal Mindszenty �mancava di ogni base legale� (!?), pertanto � il Governo nazionale ungherese dichiara che le misure con cui il cardinale Primate Joszef Mindszenty fu privato dei suoi diritti sono nulle e senza effetto, e che il cardinale pu� quindi esercitare, senza restrizione alcuna, tutte le sue prerogative civili ed ecclesiastiche�. Venne poi l�annuncio che il Consiglio Nazionale dei Sindacati era sciolto e che il Governo avrebbe riconosciuto solamente la costituenda �Federazione nazionale dei sindacati liberi� alla cui guida si trovavano ex corporativisti fascisti del periodo di Horthy.

Nel corso del 31 ottobre il terrore bianco degli squadristi controrivoluzionario era ripreso incontrastato su larga scala (i reparti sovietici non c�erano pi� e i reparti ungheresi avevano ordini governativi di non intervenire), con tanto di pogrom antisemiti rievocati dalle ex croci frecciate, a Budapest e in molte province dell�Ungheria occidentale.

Il 1� novembre, Nagy torn� ancora una volta ai microfoni della radio per annunciare nuovi �progressi�. All�ambasciatore sovietico a Budapest era stato comunicato da Nagy stesso che il suo governo denunciava senz�altro e seduta stante il Trattato Difensivo di Varsavia. Il Governo Nagy aveva proclamato ufficialmente la �neutralit� dell�Ungheria�, e chiesto al Segretario Generale dell�ONU di mettere all�ordine del giorno �la questione ungherese� e �lo status neutrale del Paese�; pure attraverso il Segretario dell�ONU Nagy aveva chiesto ufficialmente che la �neutralit� ungherese� venisse garantito da un accordo fra Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e URSS (3 vs 1).

Al golpe di Nagy soccorreva intanto la progressiva disintegrazione del Partito dei Lavoratori. Privata da tempo di un suo Partito, attivo e fiducioso, la classe operaia stessa era come un corpo senza testa, le cui varie membra andavano andavano simultaneamente in tutte le direzioni, di fatto paralizzandola. Alcuni gruppi di operai combatterono eroicamente le orde controrivoluzionarie ma perirono, o si dispersero, perch� non coordinati ed organizzati da alcun quartier generale proletario rivoluzionario. Perci�, nel momento della spinta reazionaria, la societ� ungherese non disponeva di una forza di resistenza efficace e organizzata che vi si potesse opporre: e questo fatto accresceva di molto il pericolo dell�immediata soluzione fascista della crisi.

Mentre nelle strade scorreva il sangue di numerosi comunisti, ebrei e progressisti massacrati, il 2 novembre, Nagy chiese di uovo ufficialmente l�intervento delle Nazioni Unite e la �garanzia delle quattro Potenze�; nello stesso tempo il golpista Pal Maleter, nuovo capo delle Forze armate dal 31 ottobre, annunciava che l�Esercito avrebbe appoggiato il Governo soltanto se Nagy ritirato immediatamente l�Ungheria dal Patto di Varsavia e condotto una politica senza esitazioni per cacciare l�Armata Rossa dall�Ungheria �se necessario con la forza�.

Il 3 novembre Nagy effettua d�arbitrio un nuovo rimpasto al suo Governo rimpolpando la presenza dei partiti dei Piccoli Proprietari, dei social democratici di destra e dei �nazional-contadini�.

Lo stesso 3 novembre, per la prima volta, si udirono personaggi ufficiali attaccare pubblicamente e ripudiare il socialismo, con una dichiarata prospettiva di ritorno al regime capitalista, pergiunta nella sua forma pi� classicamente liberista. A mezzogiorno una dichiarazione del partito Nazionale Contadino � due rappresentanti del quale erano nel governo illegittimo e golpista di Nagy � proclam� che il partito, pur non desiderando la revoca della riforma agraria del 1945 (era un partito kulak, e non latifondista) �afferma la sua fiducia nella propriet� privata, e chiede libert� di produzione e traffici�.

Poco dopo l�organo di stampa della �Societ� del Sacro Cuore di Ges�� veniva diffuso a Budapest, e il suo editoriale intitolato �Quello che vogliamo � I punti essenziali del programma della Chiesa cattolica ungherese�, fu trasmesso dalle radio controrivoluzionarie in lingua magiara e francese. In esso �si chiede la restituzione delle terre che erano state di propriet� della Chiesa. Inoltre, la restituzione alla chiesa delle sue scuole�. In altri termini, codesto organo ufficiale cattolico chiedeva, il 3 novembre, l�abrogazione della riforma agraria e della riforma scolastica � atti sempre denunciati dalla gerarchia cattolica e particolarmente da Mindszenty � ossia ancora il rovesciamento delle trasformazioni sociali che avevano posto fine alla vecchia Ungheria di Horthy.

- IL �TERRORE BIANCO� FASCISTA E ANTISEMITA DELLA CONTRORIVOLUZIONE

Lasciamo ora gli edifici del Governo e i centri ufficiali di Budapest e cerchiamo di ricostruire quello che veniva fatto e detto nelle strade e in provincia, e da chi, durante la settimana che precedette il ritorno in forze delle truppe sovietiche nella capitale il 4 novembre.

In primo luogo, converr� ricordare alcune fonti senz�altro attendibili da cui si ricav� l�indicazione che un attacco armato contro il Governo ungherese, del tutto indipendentemente da quello che accadde il 23 ottobre, era stato preparato da lungo tempo, e che provano in modo certo l�assenza di spontaneit� della minoranza, organizzata militarmente, che fece ricorso alle armi.

Il 26 ottobre, un dispaccio da Budapest dell�United Press dichiarava che �i ribelli sono ben armati. � questo fatto che ha indicato per primo come un movimento clandestino, che sembra addestrato e ben equipaggiato, abbia scelto questo momento di crescente fermento del paese come l�occasione adatta per colpire il regime comunista�.

Lo stesso giorno, il corrispondente da Budapest del Daily Mail di Londra riferiva di aver cenato con dei dirigenti controrivoluzionari �che avevano preparato per un anno la rivolta di questa settimana�. Assai pi� estesa � una notizia dell�United Press, trasmessa il 30 ottobre da Kurt Neubauer dal centro di frontiera austriaco di Nickelsdorf. Dopo aver parlato lungamente con molti paramilitari controrivoluzionari armati, Neubauer giungeva a questa conclusione: �� abbastanza evidente, ormai, che quanto sta accadendo in Ungheria sia frutto di mesi, se non intieri anni, di preparazione�.

Le testimonianze sul terrore bianco che si svilupp� in Ungheria come situazione generale (in modo da richiamare direttamente alla memoria il 1919) soprattutto dopo che il 29 ottobre l�Armata Rossa lasci� Budapest, sono universali ed eccellenti. Il terrore regn� con un crescendo di furia stragista fino al 4 novembre, ossia fino al ritorno delle forze sovietiche.

Elie Abel, scrivendo da Budapest il 29 ottobre per il New York Times, rifer� che i cosiddetti �Consigli rivoluzionari� dell�Ungheria occidentale erano �occupati a gettare in carcere i rappresentanti locali e semplici iscritti del Partito dei Lavoratori Ungheresi (comunista) e della polizia di sicurezza�. �In alcuni casi � egli continuava � questi servitori del regime di Budapest vengono impiccati o fucilati senza formalit��.

Il Daily Express di Londra del 31 ottobre pubblicava una descrizione del lungo e sistematico assalto condotto il giorno prima contro la sede centrale del Partito dei Lavoratori a Budapest, descrizione fatta dal corrispondente Sefton Delmar che si era trovato sul posto. Gli attaccanti, scrive Delmar �hanno impiccato tutti senza eccezione gli uomini e le donne trovati nel palazzo, fra cui anche sostenitori del Primo ministro Nagy� e poi continua �gli impiccati pendevano dalle finestre, dagli alberi, dai lampioni, da qualunque oggetto a cui si possa impiccare un uomo. Il male � che, insieme a loro, si seguita a impiccare anche semplici cittadini�. L�ammontare degli assassinati del palazzo della sede centrale del Partito dei Lavoratori ammontarono a 134!

Il redattore per i Balcani del giornale dell�United States News and World Report pubblic� il 9 novemre i suoi appunti, presi �mentre viaggiava in automobile dalla frontiera austriaca fino a Budapest, nei giorni in cui i sovietici erano fuori dalla capitale: �Si passa vicino ad assembramenti di persone riunite intorno a corpi di membri della polizia di sicurezza che vengono battuti fino a divenire masse informi che non hanno pi� nulla di umano. Da una casa ne pendono altri, impiccati�. Si pu� appena riconoscere la forma umana, ma �naturalmente� si pu� dire �con certezza� che gli individui torturati e massacrati sono �membri della polizia di sicurezza�!

Vengono alla memoria le fotografie fatte da John Sadovy e pubblicate su Life il 12 novembre 1956 in cui si vede un gruppo di ungheresi in uniforme, disarmati e con le mani in alto in segno di resa, alcuni feriti; poi lo stesso gruppo fucilato a freddo dalla distanza di cinque passi, e poi, uno di loro non essendo ancora morto e tenendosi eretto, un�altra fotografia mostra il calcio di un fucile che pioma sul suo cranio. Life, nel far pubblicit� alla sua merce sul New York Times del 14 gennaio 1957, d� una riproduzione di due di queste foto, facendo scrivere che esse illustrano �un momento brutale ma glorioso di una appassionata battaglia per la libert�� e, anche qui, la scusa � che i massacrati �appartenevano alla polizia di sicurezza�. Tanto per l�esattezza gli uomini uccisi, come mostrano chiaramente le loro uniformi e i loro volti, sono soldati dell�Esercito popolare ungherese, molto giovani, reclute probabilmente, e non poliziotti di alcun genere (e anche se per assurdo lo fossero stati era giustificata tanta brutalit�?).

Il fotografo di questo �momento glorioso� riferiva poi nel testo che accompagnava le fotografie che i �combattenti della libert�� non cessarono mai il fuoco su coloro che cercavano di arrendersi, urlando �Niente prigionieri, niente prigionieri!�. Poi scrive Sadovy, dopo aver visto il momento glorioso prolungarsi per quaranta minuti di massacro a sangue freddo �i miei nervi cedettero, le lacrime cominciarono a scorrermi gi� per le gote. Ero stato tre anni in guerra, ma nulla di tutto ci� che avevo visto poteva paragonarsi a questo orrore�.

Gunnar D. Kumlein, corrispondente stabile da Roma del settimanale cattolico The Commonweal, si rec� in Ungheria durante la controrivoluzione. Sembra che egli abbia passato buona parte di quei giorni anche fuori Budapest. Sebbene le sue relazioni fossero di parte reazionaria tuttavia egli riferisce, del resto senza un cenno di disapprovazione, che �alcuni degli insorti liquidavano i comunisti come se fossero animali� (The Commonweal del 14 dicembre 1956, pagina 280).

Leslie B. Bain, un osservatore molto moderato che conosce bene l�Ungheria, e che fu pure a Budapest durante la controrivoluzione, scrive che mentre i segni della reazione estrema apparvero fin dall�inizio dell�azione violenta, a partire dal 29 ottobre essi si fecero via via pi� decisi: �� in diversi punti della citt�, dunque si formava un gruppo di tumultuanti, vi erano alcuni individui che lanciavano parole d�ordine di nazionalismo estremo. Certe volte chiedevo se questi elementi nazionalisti avessero un comando centrale: ho fatto del mio meglio per scoprirlo, ma senza ottenere prove convincenti. Comunque, l�ondata nazionalista continuava a salire� (The Reporter di New York del 15 novemre 1956 pagina 21)

Il 31 ottobre, l�Associated Press trasmetteva da Budapest dispacci come questo � dove ancora l�assicurazione che le vittime erano membri della �polizia segreta� (cio� non in uniforme) pu� far effetto solo sugli sprovveduti: �Squadre di vendetta di giovani rivoluzionari girano ancora per le strade e perlustrano le fogne della citt�, alla caccia di membri dell�odiata polizia segreta ungherese. Quelli che vengono trovati nelle fogne, vengono sparati a vista e, uccisi, gettati al fondo; nelle strade, essi vengono impiccati per i piedi. Altri, fucilati nelle vie, vengono poi cosparsi di benzina e bruciati� (pubblicato sul New York Times del 1� novembre 1956).

Un altro dispaccio trasmesso lo stesso giorno da Varsavia riferiva similmente che �alcune delle notizie qui giunte da Budapest hanno causato oggi grande preoccupazione: si tratta di notizie di massacri di comunisti ed ebrei da parte di elementi indicati come fascisti� (sempre dal New York Times del 1� novembre 1956).

Le librerie furono un obbiettivo particolare dgli squadristi �combattenti della libert��. Opere di Marx, Engels, Lenin e Stalin e di altri comunisti e autori progressisti e antifascisti di tutto il mondo furono ammucchiate in grandi roghi per le strade. �I fuochi bruciarono per tutta la notte� riferiva Le Monde. DECLASSIFICATI DOCUMENTI DELL'INTELLIGENCE USA SUI FATTI DEL '56 Washington, 5 nov. - (Adnkronos) - Nella Budapest dell'invasione sovietica del '56, i servizi segreti americani riuscirono ad infiltrare piccoli gruppi paramilitari e unita' di guerra psicologica. Si trattava di emigrati che erano riusciti ad entrare nel paese del Patto di Varsavia gia' nei primi anni cinquanta, denominati 'Red Sox' o 'Red Cap' o ancora 'Volunteer Freedom Corps'.
Anche se ufficialmente l'Agenzia non ne ha mai confermato l'esistenza, da alcuni documenti appena declassificati in occasione del cinquantenario dei fatti d'Ungheria emerge che questi gruppi riuscirono a portare a termine diverse operazioni e fornire preziose informazioni al quartier generale oltreoceano, in piena Guerra Fredda.
La penetrazione della Cia al di la' della cortina di ferro colp� particolarmente i sovietici.Tanto da far sentenziare il 28 ottobre 1956 al generale Klement Voroshilov durante la sessione del Presidio:''i servizi segreti americani sono piu' attivi in Ungheria dei compagni Suslov e Mikoyan''.
Tuttavia, sempre secondo i file declassificati dalll'intelligence USA sulla rivolta ungherese, l'Agenzia nata nel 1947 dalle ceneri dell'Office Strategic Service (Oss), non pot� contare che su un solo ufficiale di collegamento a Budapest: Geza Katona, che ha permesso allo storico Charles Gati, professore della John Hopkins University, di rivelare il suo nome nel libro appena pubblicato dal titolo 'Failed illusions: Moscow, Washington, Budapest and the 1956 Hungarian Revolt'.

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